Carcere Opera Milano
Gli 88 suoni sono le possibilità che ho sul pianoforte. Quindi nella vita. 88 colori a disposizione, ognuno diverso per descrivere, con infinite combinazioni, ogni storia che mi emoziona. Qualsiasi storia.
Aver ricevuto da Piano City Milano e da Yamaha Pianos l’invito ad essere io, con la mia musica , ad entrare nel carcere di Milano Opera per tenere li in quel luogo così particolare un concerto per questo Festival straordinario, suscita in me profonde sensazioni e profonda responsabilità.
E non perché nella mia carriera di penalista ho varcato decine di volte le porte di innumerevoli penitenziari, comprendendo il valore del rispetto per l’individuo che avevo di fronte, il senso laico del mio mestiere e della relazione con la storia che mi trovavo a conoscere e dunque il senso profondo, la funzione alta della toga che indosso da 17 anni.
No. Non per questo.
Ma perché per la prima volta mi viene chiesto di entrarci per la
Musica che ho scritto, con la quale cerco di descrivere sempre e da sempre il mio punto di vista sulla realtà umana.
Gli 88 suoni, dunque, costituiscono la tavolozza per partire dallo strumento, per me semplicemente un mezzo da sempre, per
quanto in assoluto il mio migliore amico da quando vivo, ed arrivare all’anima di cui ognuno è dotato. Nessuno escluso.
Senza retorica e senza giudizio – quello lo ha già definitivamente dato la storia prima ancora che lo Stato coi suoi organi costituiti – ma semplicemente per fare insieme, io e voi, quel mio sentiero, basato su 88 suoni, che porta, solo con la musica e senza una sola parola, dal Pianoforte all’Anima.